La basilica di Santa Maria di Collemaggio è considerata la massima espressione dell’architettura abruzzese. Venne edificata nel 1288 per volere di Pietro da Morrone che, il 29 agosto 1294, vi fu incoronato papa con il nome di Celestino V. Sulla facciata laterale, a sinistra guardando quella principale, si trova la Porta Santa. L’interno ospita le spoglie del santo, conservate nel mausoleo realizzato nel 1517 da Girolamo da Vicenza, maestro di Andrea Palladio. La basilica è sede e simbolo della Perdonanza Celestiniana, l’unico giubileo annuale, istituito dallo stesso Celestino V con la Bolla del Perdono del 29 settembre 1294, che si svolge dal 23 al 29 agosto di ogni anno ed è inserita nella lista UNESCO dei patrimoni immateriali dell’umanità dal 2019.
Le Origini
L’area di Collemaggio, situata immediatamente all’esterno delle mura medievali, in epoca antecedente alla realizzazione della basilica era occupata da preesistenze architettoniche di carattere religioso. In seguito all’acquisizione del terreno da parte dei monaci celestini della Badia Morronese, nel 1287, ebbe inizio la prima fase di costruzione della basilica, consacrata il 25 agosto 1288. Una campagna di scavo condotta dall’Università dell’Aquila ha consentito l’individuazione dei resti della basilica originaria, a cinque absidi, di dimensioni analoghe a quella attuale ma con la facciata arretrata di circa quattordici metri. Sulla base di tali risultanze e, in particolare, delle analogie con l’abbazia di Santa Maria della Vittoria a Scurcola Marsicana, è ipotizzabile un ruolo del re Carlo d’Angiò quale finanziatore della costruzione e dei monaci cistercensi come maestranze attive nel cantiere.
L’incoronazione di Papa Celestino V
Il 5 luglio 1294, dopo un lunghissimo conclave, i cardinali elessero papa l’eremita Pietro da Morrone, ormai ottuagenario. Accompagnato da un imponente corteo, con la presenza di ben due re, Carlo Martello e Carlo d’Angiò, il futuro pontefice raggiunse L’Aquila dove, il 29 agosto 1294, fu incoronato con il nome di Celestino V, nella basilica di cui lui stesso aveva voluto la costruzione. Pochi mesi dopo, nel dicembre dello stesso anno, rinunciò alla carica di pontefice. Braccato dal suo successore Bonifacio VIII, tentò di fuggire, ma venne catturato a Vieste e imprigionato nella rocca di Fumone, dove morì il 19 maggio 1296. Inizialmente sepolto nell’abbazia celestiniana di Ferentino, nel 1327 i suoi resti furono traslati nella basilica di Collemaggio.
Successive fasi costruttive
In seguito ai pesanti danneggiamenti riportati nel terremoto del 1315, la precedente basilica a cinque absidi fu sostituita con quella attuale a tre navate. Il cantiere rimase attivo per oltre un secolo. A questa fase si devono la ricostruzione delle mura perimetrali e l’apparato decorativo interno, che vide il contributo di affermati artisti dell’epoca. San Bernardino da Siena, che giunse all’Aquila nel 1438, rimase 12 giorni in preghiera sul sagrato della basilica alla presenza di Renato I di Napoli e di una grande folla. Il Grande Terremoto del 1703 portò al completo rifacimento degli interni in stile barocco, poi rimossi in seguito a un intervento di restauro dei primi anni Settanta del secolo scorso, cui si deve l’aspetto attuale della basilica.
Il terremoto del 2009 e la nuova ricostruzione
Il sisma del 6 aprile 2009 ha determinato il crollo dell’area presbiteriale, del transetto e della parte terminale della navata principale. Il 28 aprile 2009 la Basilica di Collemaggio fu visitata da papa Benedetto XVI che depose il suo pallio sulla teca con le spoglie di Celestino V. I complessi interventi di restauro sono iniziati nel 2015, grazie a un finanziamento dell’Eni, vedendo la ricostruzione del transetto, il ripristino dei 14 pilastri della navata, sei dei quali avevano riportato danni gravissimi, e interessando anche le murature, la facciata e l’apparato decorativo interno. La basilica è stata riaperta al pubblico il 20 dicembre 2017. Nel 2020, il restauro di Santa Maria di Collemaggio ha ricevuto il prestigioso premio del Patrimonio Culturale dell’Unione europea (European Heritage Award) dalla Commissione europea e da Europa Nostra.
La Facciata
La facciata, dal caratteristico cromatismo in pietra bianca e rosa a motivi geometrici riproducenti la croce aquilana e databile nel primo trentennio del Quattrocento, è impreziosita da tre maestosi portali e da altrettanti raffinati rosoni in stile gotico, di cui è particolarmente notevole quello centrale. Il portale principale, probabilmente il più antico, è attribuito a Domenico di Capodistria. Inquadrato nella parte superiore da una serie di archi concentrici a tutto sesto, presenta nella lunetta un affresco riproducente una Madonna col Bambino ed è sormontato dallo stemma cittadino, rappresentato da un’aquila del periodo svevo. I battenti lignei risalgono invece al 1688. Un maestoso torrione a pianta ottagonale, risalente alla fine del XIII secolo, si staglia all’angolo destro della facciata. Durante la Perdonanza Celestiniana vi si posiziona il tripode su cui, per tutto il tempo delle celebrazioni, arde il sacro fuoco del Morrone.
La Porta Santa
La Porta Santa, la prima della storia, è situata sul lato sinistro della basilica e rappresenta il fulcro delle celebrazioni della Perdonanza Celestiniana. Sulla base della Bolla del Perdono, infatti, i fedeli che, «sinceramente pentiti e confessati», l’attraversano tra i vespri del 28 agosto e quelli del 29, ottengono l’indulgenza plenaria. È sormontata da una lunetta con affresco raffigurante la Madonna col Bambino e i santi Giovanni Battista e Celestino V, attribuito da alcuni studiosi ad Antonio Martini di Atri.
Interno
L’interno della basilica si presenta a tre navate, con arcate ogivali su pilastri a pianta ottagonale. Di particolare pregio gli affreschi lungo la navata destra, raffiguranti una Santa martire e la Madonna di Loreto con le Sante Agnese e Apollonia nella prima nicchia, l’Assunzione ed Incoronazione della Vergine nella seconda e la Crocefissione tra la Vergine, san Giovanni Evangelista e San Giuliano nella terza, risalenti alla prima metà del XV secolo. Dell’imponente restauro settecentesco resta invece l’area del transetto. L’altare di destra è impreziosito da una Madonna col Bambino in terracotta, attribuita a Giovanni Francesco Gagliardelli o Silvestro dell’Aquila. Lungo la navata sinistra, infine, è visibile l’importante ciclo pittorico con Storie della vita di Papa Celestino V, opera di Carl Ruther da Danzica, allievo del Rubens. Un affresco attribuito a Saturnino Gatti e raffigurante il santo che si spoglia delle vesti papali, è stato riportato alla luce dietro l’altare maggiore a seguito dei recenti interventi di restauro.
Il mausoleo di papa Celestino V, nell’abside di destra, venne realizzato nel 1517, ad opera di Girolamo da Vicenza, poco dopo la realizzazione dell’altro grande mausoleo cittadino vale a dire quello di San Bernardino da Siena nell’omonima basilica (1489-1505). L’urna in legno dorato sostituisce quella originale in argento, trafugata da Filiberto di Chalon nel 1528, e la successiva del 1646, sottratta nel 1799 dalle truppe napoleoniche.
Organo a canne
Il pregevole organo a canne è situato al termine della navata principale. Attribuito a Luca Neri di Leonessa, autore dell’organo dell’oratorio di Sant’Antonio dei Cavalieri de’ Nardis, risale alla seconda metà del Seicento ed è stato pesantemente danneggiato dal sisma del 2009. Nel 2018, dopo un delicato intervento di restauro, sono state ripristinate la cantoria, con parapetto decorato con bassorilievi recanti le Scene della vita di Cristo, e la cassa, sormontata da una corona al centro e da statue di San Pietro e San Paolo.
Il prato e la gradinata
L’area di Collemaggio è stata interessata da importanti interventi di riqualificazione, per circa 1 milione e 200mila euro di fondi PNRR, che hanno riguardato, nella zona antistante la Porta Santa, la ripavimentazione in pietra e la realizzazione della gradinata, oltre alla sistemazione del prato all’ingresso della basilica. Qui, il 23 agosto, giunge la fiaccola con il Fuoco del Morrone con cui viene accesso il tripode, dando l’inizio alle celebrazioni, dopo un cammino che parte dall’eremo di sant’Onofrio, luogo dell’eremitaggio di Celestino. Ed è sempre qui che si conclude il Corteo del 28 agosto, con l’arrivo della Bolla del Perdono, cui segue il rito solenne di apertura della Porta Santa. Lo stesso Corteo, il giorno successivo, partendo dal prato di Collemaggio, accompagna il rientro della preziosa pergamena nella storica sede di palazzo Margherita, dopo la cerimonia di chiusura della Porta.