La chiesa di Santa Maria Paganica si erge in uno dei punti più elevati della città, nel quartiere o Quarto di Santa Maria e il suo nucleo originario si fa risalire tra i secoli XIII e XIV quando agli abitanti di Paganica venne data, secondo la divisione che operò in città il toscano Lucchesino da Firenze, la porzione di territorio corrispondente alla loro terra d’origine che subito ne fecero uno dei quartieri più ricchi ed aristocratici della città. Di quella antichissima costruzione, come di molte altre, oggi non esiste quasi più nulla, essendo stata più volte distrutta dai vari sismi che si sono susseguiti a L’Aquila nei secoli. Quella che vediamo oggi è, infatti, la chiesa ricostruita dopo il terremoto del 1703, e tuttavia non ancora ricostruita dopo quello del 2009, un edificio imponente dal quale spiccano alcuni particolari: innanzitutto, il suo ingresso, che non affaccia sulla piazza, ma sorge laterale, reso solenne da una doppia scalinata sulla medievale via Paganica. Il portale principale reca la data del 1308 sull’architrave. Questa caratteristica, come si legge nelle cronache di illustri studiosi e storici aquilani, si imputerebbe al fatto che la chiesa potrebbe essere stata ampliata rispetto ad una costruzione inizialmente più piccola che aveva il suo ingresso principale sulla piazza. Qui, infatti, sorge un più modesto portale, uno dei più antichi della città che, sull’architrave, porta un bassorilievo con l’Agnello fra volute di fiori, come per la chiesa di San Domenico. Un’altra caratteristica della chiesa di Santa Maria Paganica la si può vedere in un altro portale, quello posteriore, riccamente decorato con richiami floreali e animali fantastici e un architrave importante che lo avvicina al Duomo della città di Atri. Questo ingresso è più defilato rispetto agli altri due in quanto vi si accede da uno stretto vicolo, il chiassetto del Campanaro, dove sorgono tre suggestivi archetti di contrafforto costruiti nel post-sisma del 1915. Qui, sull’abside della chiesa, è possibile ammirare una testa murata che pare raffiguri il Moro di Paganica, che dovrebbe essere proprio lo stemma di Paganica e che esibisce la lingua come a monito di un suo utilizzo corretto; dall’altro lato del chiassetto del Campanaro sorge la due-trecentesca “casa di Buccio di Ranallo” che, tuttavia, non è originaria di questo luogo ma è stata rimontata qui da una delle case demolite nel 1930 nella parte bassa dell’attuale via Buccio di Ranallo (originaria dimora del cronista trecentesco a cui si devono i famosi “Cantari”), con le due bifore del primo piano, entrambe ad archetti ogivali trilobati e su colonnina iscritti in un archivolto a tutto sesto. Ancora per la chiesa di Santa Maria Paganica, appare interessante notare l’imponente torre campanaria, la cui sola base si può far risalire al ‘200. La torre, ancora incompleta nel Trecento, dovette essere abbassata due secoli dopo a causa della costruzione del Forte Spagnolo perché la sua altezza non poteva arrecare minaccia alla nuova zona militarizzata della città, ormai sotto stretto controllo spagnolo.
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Piazza Santa Maria Paganica, 67100 L'Aquila AQScopri gli altri luoghi della città