La Fontana delle 99 Cannelle, realizzata nel 1272, con rimaneggiamenti e integrazioni di epoche successive, in particolare del ‘500, è realizzata nella caratteristica pietra rosa locale, analogamente alla Basilica di Santa Maria di Collemaggio. I mascheroni che, secondo la leggenda, rappresenterebbero i Castelli fondatori della città, tutti diversi fra loro, sono intervallati da formelle rettangolari, novantatre delle quali recanti un fiore in rilievo e un rosone, che simboleggia il ciclo eterno della vita. Particolarmente interessante è il mascherone posto sull’angolo destro, raffigurante un uomo con la testa di pesce. Secondo un’interpretazione farebbe riferimento alla leggenda siciliana del pescatore Colapesce, abilissimo nuotatore la cui fama era giunta fino all’imperatore Federico II di Svevia, che decise di metterlo alla prova. Gettò in mare aperto prima una coppa e poi la sua stessa corona imperiale, chiedendogli di recuperarle. Colapesce riuscì in entrambi i casi nell’impresa ma, quando il re gettò in mare il suo anello, ad una profondità ancora maggiore, dopo essersi tuffato, non riemerse mai più. Il legame con Federico II è significativo, poiché, secondo la tradizione, è proprio allo stupor mundi che si deve la fondazione la città. La stessa sorgente di alimentazione della fontana rimase avvolta nel mistero, probabilmente per evitare rivendicazioni sulla proprietà o tentativi di avvelenamento delle acque, tanto che, secondo una leggenda, il progettista Tancredi da Pentima sarebbe stato giustiziato affinché non la rivelasse e le sue spoglie sarebbero state poste sotto la pavimentazione della fontana.
Il Borgo Rivera rappresenta il complesso abitativo più antico della città. È situato a ridosso delle mura medievali che, in corrispondenza della Fontana delle 99 Cannelle e della chiesa di San Vito alla Rivera, presentano la suggestiva Porta Rivera. Quest’ultima, ricostruita dopo il sisma del 1703, uno dei più devastanti nella storia della città, presenta ancora importanti elementi cinquecenteschi, riconoscibili nei capitelli e negli zoccoli del basamento. Fu una delle poche porte lasciate aperte anche in momenti drammatici, come la terribile pestilenza del 1656. Il borgo corrisponde all’antico villaggio o castello di fondazione denominato Accula o Accule, per via della vicinanza del fiume Aterno e della notevole abbondanza di acqua, che ne faceva un luogo strategico ai fini del primo insediamento abitativo. Da esso probabilmente deriva il toponimo del successivo impianto urbanistico della città dell’Aquila.