Skip to content

Il quarto itinerario inizia da Palazzo Lucentini-Bonanni, dove corso Vittorio Emanuele incrocia via Castello. Sorto nel XVI secolo e poi rimaneggiato dopo il 1703, il Palazzo, d’architettura rinascimentale e con impianto a ferro di cavallo, si presenta su tre livelli con pesanti contrafforti. Interessante il cortile interno tipico del periodo  (per le visite: tel. 0862 191 0737). Attraversato corso Vittorio Emanuele, si prosegue su via Garibaldi per circa 100 m. fino ad incontrare, sulla sinistra, Palazzo Ardinghelli, sorto intorno alla metà del 700 per volere della famiglia omonima. Negli ultimi decenni del XIX secolo fu dimora e atelier del celebre pittore Teofilo Patini. L’edificio, che si sviluppa su due livelli, è uno dei massimi esempi di barocco, atipico rispetto alle architetture cittadine; con l’adiacente Palazzo Cappa Camponeschi costituisce un unico complesso. Interessante l’ingresso con una triplice balconata che ripropone il motivo del timpano, lo scalone monumentale di derivazione borrominiana sovrastato da alcuni preziosi dipinti. Il Palazzo ospita la sede aquilana del MAXXI, museo nazionale delle arti del XXI secolo, un laboratorio dedicato alla produzione artistica e culturale aperto al territorio. Di fronte, su via Paganica, si trova Palazzo Lely Gualtieri. L’esterno è settecentesco e ha pianta rettangolare con avancorpo laterale turrito, con alcune caratteristiche rinascimentali. L’interno, accessibile mediante scalone monumentale, ha un chiostro molto singolare, con arcate a tutto sesto (per le visite: tel. 0862 191 0737).

Svoltando a sinistra su via Paganica si giunge nella piazza omonima, dove sorge la chiesa Capo-quarto di Santa Maria Paganica (XIV sec.), con la facciata di base in pietra concia più antica della città, attualmente inagibile. Si prosegue ancora fino a svoltare a sinistra su via Collepietro; in fondo si trova Palazzo Carli Benedetti (XV sec.) attribuito a Silvestro dell’Aquila, con una struttura scatolare che si sviluppa su tre livelli. Il cortile con porticato quattrocentesco su tre lati e pozzo al centro, è l’elemento più rappresentativo, mentre degni di nota sono i dipinti su solaio ligneo (XV sec.). Sempre su via Accursio, alla fine dell’isolato, sulla sinistra, si trova la casa dello scrittore Buccio di Ranallo (1363), edificio con caratteristiche bifore, archi ogivali e portali. Altro illustre personaggio aquilano era Jacopo Notarnanni, amico di Bernardino da Siena, la cui casa è posta di fianco al Palazzo Carli Benedetti. È uno dei rari esempi di architettura mista, medievale e rinascimentale, con il primo piano medievale, il secondo con bifore tardo-gotiche e il terzo con un loggiato a tre archi a tutto sesto. All’interno, degno di nota è il dipinto Ritratto di Bambino, di Teofilo Patini. Tornando indietro su via Garibaldi, dietro Palazzo Lely Gualtieri, si trova Piazza Chiarino, il cuore della movida cittadina, con caffè, ristoranti e negozi. Proseguendo in direzione ovest e percorsi 200 metri, si raggiunge finalmente l’imponente chiesa di San Silvestro (XIV sec.). La facciata a coronamento orizzontale presenta un portale incassato bicromo, nei tipici colori bianco/rosa, con un bassorilievo dell’Agnus Dei nella lunetta; degno di nota il grande rosone gotico; l’interno è ad aula unica con tre navate. Importanti sono: gli affreschi dell’abside maggiore, attribuiti al Maestro di Beffi, gli affreschi di controfacciata di Francesco da Montereale e la barocca Cappella Branconio; qui era collocata la tela de La Visitazione di Raffaello, trafugata ed ora esposta al Prado di Madrid (una copia è visibile in loco).

Di rilievo il gruppo scultoreo della Madonna di San Silvestro (XIV sec.), considerato il capolavoro dell’arte gotica abruzzese, conservato al MuNDA. Aperta tutti i giorni dalle 8 alle 19 (per Info: 334 7105334).

Proseguendo ancora in direzione ovest per altri 200 metri si arriva nei pressi di Villa Silvestrella (1915), un raro esempio di architettura eclettica, tra lo stile liberty e il neorinascimentale. Tornando indietro e girando a sinistra su via Duca degli Abruzzi, in 200 metri si raggiunge la Porta di Collebrincioni, detta anche Branconio, costituita da una semplice arcata in conci di pietra che guarda verso il Gran Sasso. Faceva parte dell’antico tracciato murario medievale (XIII sec.).

Torna su