Lo zafferano dell’Aquila è un prodotto italiano a denominazione di origine protetta, coltivato esclusivamente in provincia dell’Aquila, nell’Altopiano di Navelli, nei pressi del comune omonimo. È ottenuto dal croco, (nome scientifico Crocus Sativus Linneo) una piccola pianta di appena 12-15 cm di altezza. La mitologia greca attribuisce la nascita dello zafferano all’amore di un avvenente giovane di nome Crocus per la ninfa Smilace, favorita del Dio Ermes che, per vendetta, trasformò il ragazzo nel bellissimo fiore. Conosciuto da millenni, era coltivato prevalentemente in Medio Oriente, tanto che il nome deriva dall’arabo zaafran: da qui passò in Spagna, fino a giungere nell’altopiano aquilano per mano di un monaco domenicano appartenente alla famiglia Santucci di Navelli, che, intorno al 1230, partecipò al Sinodo di Toledo come inquisitore. Affascinato dalla piccola pianta, la portò con sé al suo rientro in patria: il croco trovò un habitat molto favorevole nei terreni dolci e carsici della Piana e diede un prodotto di gran lunga superiore a quello coltivato in altre nazioni. Rapidamente la coltura si estese nei dintorni e le famiglie nobili che da poco avevano fondato la città dell’Aquila – Notar Nanni, Ciolina, Bonanni, Signorini – dettero vita a importanti commerci con le città di Milano e Venezia, portando nel XV secolo l’Aquila ad un’importante prosperità economica, tanto che la costruzione della Basilica di San Bernardino da Siena venne finanziata con le gabelle imposte sullo zafferano. I fiori del croco hanno sei petali di colore roseo-violaceo, con tre filamenti rosso scarlatto e tre antere gialle; la raccolta avviene attorno alla seconda metà di ottobre, prima della loro schiusa all’alba. Colti i boccioli si procede con la sfioritura: vengono asportati gli stimmi che, sistemati su un setaccio, sono posti a tostare su brace di legna di mandorlo o quercia. Questa operazione ne riduce il peso a un sesto di quello iniziale, tanto che per ottenere un chilogrammo di spezia sono necessari circa 200.000 fiori. Molto apprezzato nella cucina regionale e internazionale, lo zafferano dell’Aquila è citato nel film d’animazione Ratatouille della Pixar, in cui viene definito «eccellente».
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