La patata Turchesa è una varietà di patata diffusa nelle aree montane abruzzesi, che, gradualmente sostituita da cultivar più produttive, ha rischiato di scomparire. A partire dal 2002 l’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ha avviato un importante progetto di recupero e valorizzazione: partendo da solo 33 tuberi superstiti – rinvenuti presso Isola del Gran Sasso e San Pietro di Crognaleto – attraverso la riproduzione in vitro si è riusciti a ottenere un considerevole numero di esemplari da impiantare sia nelle originarie zone di produzione sia in altri Comuni del Parco. Si vuole che il nome derivi dal caratteristico colore violetto bluastro della buccia, bitorzoluta e con numerosi occhi profondamente incavati, segno genetico distintivo delle varietà antiche. È più probabile, tuttavia, che i nomi con cui questo tubero è conosciuto – turchesa, turca, turchessa – stiano ad indicare l’origine straniera del prodotto, analogamente a quanto accaduto per il mais – grano turco. Oggi questa patata viene coltivata a oltre 1000 metri di altitudine, in campi possibilmente esposti al vento, caratteristiche che rendono più difficile l’attacco dei parassiti e che garantiscono il mantenimento delle proprietà nutritive della varietà. Il colore della buccia è dato dalla presenza degli antociani, sostanze dalle spiccate proprietà antiossidanti, che riducono notevolmente il rischio di malattie cardiovascolari e che aiutano anche nella prevenzione dei tumori. Nel 2011 la patata Turchesa è stata inserita nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) delle Regioni Lazio e Abruzzo, e dal 2015 è diventata Presidio Slow Food.
Gastronomia