Il grano Solina è una varietà di frumento tenero molto antica: fonti storiche, come atti notarili di compravendita stipulati presso la fiera di Lanciano, ne testimoniano la coltivazione in Abruzzo sin dagli inizi del XVI secolo. Caratteristico delle zone montane del versante aquilano del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e del Parco Naturale Regionale Sirente-Velino, viene coltivato tra i 600 e 1400 metri: questa cultivar – probabilmente originaria della Turchia e del Medio Oriente – è dotata di straordinaria adattabilità a situazioni climatiche difficili, resistendo bene al freddo intenso, tanto che la miglior qualità si ottiene ad altitudini maggiori, anche in terreni poco fertili. La semina avviene in autunno, tra fine settembre e fine ottobre; le spighe vengono raccolte a luglio inoltrato, al termine di una coltivazione piuttosto impegnativa, sia per la difficoltà di raggiungere i campi in altura, sia per la necessità della rotazione delle colture, da alternare prima a mais e patate e poi a leguminose. Le tradizionali tecniche di produzione del grano Solina sono state riprese e portate avanti da un gruppo di agricoltori riuniti in cooperativa che hanno avuto, inoltre, il merito di promuovere presso gli artigiani locali l’impiego della farina Solina per la realizzazione di panificati e dolci. Con l’aggiunta di patate lesse, questo antico grano entra nella preparazione del caratteristico pane delle zone interne dell’Aquilano ma anche delle pizze di Pasqua o delle pagnotte di Sant’Agata a Castelvecchio Subequo. Oggi, il grano Solina ed il pane di Solina sono inseriti nella lista dei Prodotti agroalimentari tradizionali abruzzesi (PAT) e, con il sostegno del GAL Gran Sasso Velino, riconosciuti Presidio Slow Food.
Gastronomia